“Lo sapevate che…” *35*

…fu il dono fatto dai frati di un convento Cappuccino, per il sostegno da un loro benefattore, a dar vita ad una delle aziende liquoristiche siciliane più conosciute al mondo?

No? Lasciate allora che vi racconti questa storia.

Era circa la metà del 1800 quando, a Caltanissetta, i frati del convento si Santo Spirito mandarono a chiamare Don Salvatore, figlio d’arte di una famiglia di commercianti tessili, benefattore del convento e uomo di fiducia del morente Fra’ Girolamo. Giunto al capezzale del frate Don Salvatore ebbe, come segno di riconoscenza per quello che aveva fatto per il convento e per solidificare ancor di più la sua collaborazione, una pergamena con all’interno la ricetta di un elisir che i frati producevano come medicamento per le febbri malariche e come coadiuvante alla digestione.

Don Salvatore, che conosceva bene il sapore di questo elisir, decise di iniziarne una piccola produzione artigianale per se, per i suoi familiari e per i suoi amici. Nel marzo 1859, durante il regno di Ferdinando II di Borbone, Don Salvatore acquistò un’area vicino il convento dei Cappuccini, in contrada Xiboli a tre chilometri dalla città, per costruirvi una villa ed accogliere tutta la famiglia. Fu proprio nell’inverno di quell’anno durante le feste natalizie,secondo le cronache, che Don Salvatore ebbe l’idea di regalare ai clienti più affezionati una bottiglia di quell’elisir che, pian piano, aveva iniziato a produrre in quantità maggiori nella cantina della nuova casa.

Dato che i suoi clienti erano sparsi non solo sull’isola, ma anche sul continente, l’elisir di Fra’ Girolamo prodotto da Don Salvatore Averna, cominciò a farsi conoscere sempre di più. Anche tra coloro che non erano clienti del mercante di tessuti l’elisir iniziò a farsi conoscere, forse grazie alle cene che i clienti di Don Salvatore organizzavano. Tutto ciò portò ad un notevole aumento della richiesta e di conseguenza ad un’aumento della produzione. Nel 1868 Don Salvatore con l’aiuto dei tre figli: Michele, Emilio e Francesco; trasformarono la villa in un piccolo opificio artigianale.

Dopo la morte di Don Salvatore e dei suoi fratelli, Francesco Averna rimase il solo erede dell’azienda, che aveva una produzione ancora molto limitata. Questa situazione cambiò quando la fama dell’elisir di Sicilia arrivò al palato del re Umberto I. Questi, nel 1895 invitò Francesco Averna al palazzo reale di Roma, dove lo nominò fornitore della Real Casa e in quella occasione, il re, gli regalò una bellissima spilla d’oro con le insegne dei Savoia.

Gli anni passarono veloci ed il marchio Averna, attraverso la partecipazione a numerose fiere in giro per l’Italia vinse numerosi riconoscimenti che il sig. Francesco inserì nella nuova etichetta dell’Elisir. Nel 1912 il marchio venne iscritto sul registro Brevetti della Real Casa. In occasione di quest’ultimo evento il nome in etichetta fu cambiato in Amaro Averna. Superato il primo conflitto mondiale, nel 1923, Francesco Averna venne nominato Commendatore dal re Vittorio Emanuele III. Sfortunatamente pochi mesi dopo la nomina il sig. Francesco morì.

Le redini dell’azienda vennero prese dalla consorte Anna Maria Ceresia Averna, che nonostante sei figli a cui badare, volle ostinatamente portare avanti l’azienda di famiglia. Fu sicuramente la prima imprenditrice del regno e, col passare degli anni, diventò un vero e proprio personaggio a cui ispirarsi. Le sue abilità furono ancor più amplificate dal fatto che mentre gestiva l’impresa preparava i figli Paolo, Emilio e Michele a sostituirla alla guida dell’attività familiare.

Anche per l’Averna, così come per tutte le aziende del settore liquoristico, il periodo della seconda guerra mondiale fu un periodo buio. Ma l’arrivo e la la presenza delle forze alleate, verso la fine del conflitto e dopo il conflitto, diede all’azienda la possibilità di farsi conoscere anche all’estero.

Questo permise una immediata ripresa delle attività che portò la Averna agli inizi degli anni ’50 ad ampliarsi e ad assumere nuove figure come tale Francesco Pisa che, giovanissimo, dopo anni di gavetta al fianco di Paolo, Emilio e Michele arrivò a ricoprire la figura di manager dell’azienda e a renderla ancor più solida.

Nel 1958, in concomitanza della ristrutturazione ed ampliamento del vecchio opificio, nacque la Fratelli Averna s.p.a.. Il volume di produzione crebbe in maniera esponenziale tanta era la richiesta sopratutto del mercato nord italiano.

Nel 1965 si spense, a 87 anni, la Signora Anna Maria Ceresia Averna ed i figli, in sua memoria, mantennero inalterate le linee guida che lei tracciò nei suoi anni alla guida dell’azienda. L’anno dopo venne realizzato il primo spot pubblicitario e i volumi di Vendita e produzione aumentarono notevolmente. Tra gli anni ’70 e ’80 arrivò lo slogan simbolo dell’azienda.

Durante il 1980, stando alle cronache, l’Averna si apre ai mercati esteri ed acquisisce un’azienda friulana produttrice di grappe, vini e spumanti. Iniziano gli anni dell’espansione e della diversificazione. Infatti, di lì a qualche anno l’Averna acquisirà l’azienda dolciaria piemontese (poi ceduta ad un gruppo Turco) e inizierà una collaborazione con la Liquori Casoni, di cui ne assumerà la maggioranza nel 2009.

L’azienda adesso gestita dai pronipoti di Don Salvatore (oggi del Gruppo Campari) ha stabilimenti di produzione a Novi Ligure e Finale Emilia. In questi stabilimenti vengono realizzati ed imbottigliati tutti i prodotti dell’azienda tranne l’amaro che viene ancora preparato secondo l’antica ricetta solo nello storico stabilimento di Caltanissetta in contrada Xiboli.

La recente politica pubblicitaria ha riscosso un grande interesse, visto il rievocare la storia dell’azienda in chiave moderna per affermare che nonostante lo scorrere del tempo, oggi come in passato la tradizione familiare continua e continuerà ancora.

Coraggio, Determinazione e sopratutto grande spirito di sacrificio, sono queste le basi su cui la famiglia Averna ha fondato e fatto crescere l’azienda. Ed è con il loro esempio che ci hanno insegnato quale è “Il Gusto pieno della Vita”.

Bevete responsabilmente e consapevolmente

Grazie

Renato Pinfildi

 

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